domenica 29 giugno 2014

Shakerati : The End On 27 Jun 2014

Shakerati di Ugo & Agnese Manzini
Così recitava la locandina dello spettacolo, il nostro ultimo spettacolo insieme nel nome di Art&Danza Arabesque
Ebbene si ... Purtroppo, la 'fine' sarebbe arrivata, lo sapevamo, lo sapevo anche se non ci volevo pensare perchè troppo doloroso
Il gruppo, il nostro gruppo, il MIO gruppo di teatro volgeva al termine del percorso teatrale cominciato tre anni orsono ... Venerdi serà il sunto finale, il risultato del duro lavoro svolto
Una sola parola : MERAVIGLIOSO
Non esiste parola o sensazione che possa ricreare quello che si è vissuto durante quella giornata, gli attimi prima di entrare in scena, l'energia e la simbiosi che si respirava tra le stanze del Teatro I. Nieri di Ponte A Moriano, già nostro compagno in svariate rappresentazioni
Tutto è stato perfetto, tutto è stato magnifico, tutto è stato, in una sola parola ... TEATRO
Dalle ultime prove tecniche sotto l'afa che si respirava, al trucco e parrucco, all'attesa di salire le scale che dai camerini portavano alle quinte del teatro, pronti ad entrare in scena ...
E' inutile, ogni attimo, ogni secondo che vivi sul palcoscenico è qualcosa che non si può descrivere se non vivendola, ogni volta è tutto così magicamente nuovo
Giungono le 21 ... Il pubblico comincia ad entrare in sala ed accomodarsi
Pubblico discreto, considerato il mese e la calura estiva, qualche presenza inutile e malgradita ma si comincia, si va in scena
Un ritmo perfetto, un meccanismo che non ha bisogno di essere oliato perchè già di per se perfetto in ogni suo ingranaggio
Inutile dire che ognuno di noi è stato magico nella sua interpretazione, nella sua condivisione di emozione con noi e con il pubblico. Inutile dire che la simbiosi teatrale che si respirava era qualcosa che mandava all'aria qualsiasi preoccupazione di memoria o di tensione. Tutto si è svolto senza intoppi, i pezzi portati in scena, da Cechov a R. Polanski hanno magicamente condotto il pubblico su una altra dimensione, una dimensione che albergava dentro ognuno di noi
Ho un nodo in gola in questo momento mentre scrivo queste poche righe e penso al domani
Mi viene da piangere, e forse, senza vergogna, qualche lacrima sta scendendo dal mio volto
Vi ringrazio amici, siete stati meravigliosi ed io amo ognuno di voi
Amo i vostri sorrisi, le vostre paure, le vostre insicurezze e i vostri abbracci
Amo tutto ciò che mi avete regalato, incondizionatamente e in maniera umilmente gratuita
Non vi dimenticherò, avete tutti un posto speciale nel mio cuore e continuerò a portare dentro di me lo stesso gusto, la stessa sensazione che ancora una volta ho vissuto con voi venerdi
Grazie !
Leggerete ancora molto di Teatro, non finisce qua
Termina un percorso, ne comincia un altro, ricco di sacrifici, lavoro ma di liberatorie soddisfazioni
I Love You !!!

Ed ora, la parola all'amico Paolo Sechi nel suo resoconto di quella meravigliosa giornata
A lui la parola e un grazie riconoscente per tutto il supporto che non mi hai negato, anche nei momenti miei più difficili
Grazie Paolo

Shakerati : Di Paolo Sechi : Ponte A Moriano Venerdi 27 Giugno 2014
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Compagni di palco, fratelli e sorelle di scena, con questo incipit già usato in passato ma mai come adesso attuale, torna dopo lunga assenza la rubrica che con il cuore in gola attendevate tutti, torna il resoconto in cui la parte del leone la farà il sunto, interamente dedicato a Shakerati, lo spettacolo a cui abbiamo dato vita ieri, sunto che tenterà di imprimere nell’eternità digitale tutto il carosello di emozioni, ansie, timori, speranze, passioni che hanno animato il nostro pomeriggio e la nostra sera. La nostra storia comincia nelle prime assolate ore del pomeriggio, quando il sole splende gagliardo nel cielo e le strade e le piazze sono deserte, senza un cane che passi. Un cane no, ma alcuni dei baldi attori della nostra spettabile Compagnia sì, attori che stancamente stanziano sulle panche davanti al Teatro Nieri, in attesa che i Capi giungessero o che la calura avesse il sopravvento, concedendo loro estatiche visioni di serafini e cherubini. Fortunatamente per la loro integrità fisica, i Capi arrivano prima delle visioni, concedendo loro di sottrarsi all’arido ambiente esterno e godere dell’aria viziata e umida del teatro. La prima parte del tempo di preparazione viene impiegata per collocare l’oggettistica di scena, lasciando gli attori liberi di arrovellarsi sulle proprie parti: appartati negli angoli più disparati si vedono emergere figuri il cui sguardo vaga nell’aere la cui bocca proferisce inarticolati borbottii che l’esperienza permette di riconoscere come battute dei rispettivi copioni. Intanto gli oggetti sono sistemati, qualche ritardatario è giunto ed è il momento del posizionamento dei faretti. Prove di luci sul palco, prove del suono dalla regia e prove dei pezzi, recitati come una litania, dal cortile, dai camerini, dai corridoio, ovunque. Si passa quindi alla prova tecnica ma nel frattempo giunge la truccatrice che provvede a sistemare le prime cavie. Man mano che escono dalla prova tecnica, gli attori vanno al trucco o a procacciarsi cibo in maniera più o meno civile, fino a quando un’occhiata distratta all’orologio non porta a considerazioni solenni che riecheggeranno immortali nella storia: “Bimbi, io ‘un ve lo vorrei di’, ma son le otto e dieci ora, tra meno d’un’ora si ‘omincia.”
Improvvisamente le voci si abbassano, i vestiti lasciano il passo ai costumi (giacche, cappotti, golfini…che bello recitare a fine giugno), e su ogni cosa serpeggia un’atmosfera di tesa concentrazione. L’ansia porta le sue domande: “E se sbaglio? E se entro tardi?! E se mi mangio le battute?! Che si fa a cena?! Quanto spende in scarpe un millepiedi in un anno?!”
Sul sottile squittio delle battute recitate a voce bassa comincia ad imporsi un altro squittio, più confuso e un po’ più imponente, che diventa sempre più continuo fino a diventare un rumore di fondo. Qualche minuto dopo arriva Ugo che nuovamente rivolge parole solenni: “Venite, si fa merda tutti insieme.” Solo ora, leggendo la frase che ho appena scritto, mi rendo conto di quanto possa essere variamente interpretabile, soprattutto da chi non è pratico del mestiere, ma noi tutti lo siamo e sappiamo che cosa indica quel momento: da lì a poco inizierà lo spettacolo. Lo squittio del pubblico quasi istantaneamente ammutolisce, parte una scanzonata musichetta, le luci sul palco si abbassano fino a spengersi nel buio completo, il sipario scivola lentamente, le luci si rialzano, la musica si affievolisce, silenzio. “Clara, dove sono i miei occhiali?” La prima battuta apre le danze, e la macchina dello spettacolo si mette in movimento: le scale diventano una viavai di gente, chi sale per andare in scena, chi scende per cambiarsi per la scena successiva, e mentre per il pubblico il tempo scorre in minuti, a noi nei camerini quei minuti sembrano secondi, secondi che diventano secoli quando dietro le quinte si aspetta il momento di entrare in scena, di passare dall’ombra alla calda luce dei riflettori. E tutto fila senza soluzione di continuità se non durante l’intervallo, per un’ora e mezza circa, fino agli applausi finali, all’acclamazione del maestro Migali, che generosamente si è prestato a sostenerci in questo spettacolo (e al quale più volte è stata manifestata stima e ammirazione, che egli ha nobilmente ricambiato alla maniera romana “Aò, vedete un po’ tra tutti d’anna’ affan…”) e alla consegna dei fiori, da cui ricordiamo sono esclusi i masculi e coloro che interpretano la Morte.
Un salto in platea (in senso figurato) tra parenti e amici che spontaneamente, alcuni dietro ricatto, altri dietro corruzione, sono venuti a vederci, un meritato bagno di apprezzamenti e complimenti, e poi tutti in pizzeria. Quale pizzeria non è neanche da domandare. E così tra pizze, birre, cecine, focacce e uno spettacolo di magia tenuto dal nostro mago-attore David si conclude l’avventura di Shakerati, si conclude al serata e, indovinate un po’, anche questo stringato e succinto resoconto.
Kiss Kiss.


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